E’ importante tutelare gli interessi dei piccoli risparmiatori, soprattutto in questo periodo di crisi e di maggior attenzione verso il risparmio e la liquidità.
Pertanto, mi sento di porre l’attenzione su un tema che ultimamente è stato protagonista di controversie in diversi fori: i buoni fruttiferi postali, quelli sottoscritti dai nostri genitori o, addirittura, dai nostri nonni.
Si parla di titoli con scadenza trentennale, emessi dal 1976 al 1986, periodo in cui era garantito fino al 16% di interessi l'anno!
La controversia con le Poste nasce proprio in concomitanza con la data della loro riscossione, ovvero il 2016, perché l’istituto non vuole riconoscere quelli che, a mio dire, sono gli interessi dovuti.
Questo vale in particolare per tutti quei buoni con numero di serie M, N, O e P, emessi all’incirca fra il 1976 e il 1986, poiché sono quelli precedenti alla fatidica data del 1° Luglio del 1986, in cui il governo (DM “Gava-Goria”) cancellò i rendimenti record, adeguandoli all'inflazione dell’epoca (dal 16% del 1976 al 6% del 1986!), rendendo retroattiva la disposizione anche per quelli emessi dal 1974 in poi.
Quindi chi ora si reca in posta per incassare i propri buoni (emessi fra il 1976 ed il luglio 1986) si vede corrispondere interessi ridotti della metà rispetto a quelli pattuiti.
Tuttavia, in molti casi, comunque da valutare attentamente, non esiste alcuna clausola che consenta la decurtazione di interessi rispetto alle tabelle stampate sul retro dei buoni.
Oltretutto l'abbattimento degli interessi è avvenuto senza alcuna adeguata informazione in favore degli utenti (che avrebbero ben potuto decidere di disinvestire i loro soldi) e, in molti casi, senza che ciò fosse riportato sui moduli di investimento, così come invece richiesto dalla legge.
Ci sono già alcune pronunce favorevoli, tra cui quella del Tribunale di Savona (contro cui le Poste hanno presentato appello), che rafforzano la tesi a nostro favore.
Invito perciò i lettori a far valutare da esperti il proprio caso specifico per decidere se possa essere conveniente o meno avanzare una richiesta sugli interessi dovuti.